Il punto sullo Smart Working
Il Telelavoro ha coinvolto il 97% delle grandi imprese, il 94% delle pubbliche amministrazioni italiane e il 58% delle Pmi, per un totale di 6,58 milioni di lavoratori. Nel futuro questo fenomeno non scomparirà, piuttosto potrebbe solidificarsi. Infatti, una Survey di Aidp (associazione italiana dei direttori del personale) spiega che oltre il 68% di un campione intervistato ha dichiarato che prolungherà le attività di smart working anche nella fase di ritorno ad una “nuova normalità”.
Cercando di comprendere i cambiamenti futuri del lavoro si ha una certezza, gli italiani che lavoreranno in remoto aumenteranno con il passare del tempo, poiché molte volte lo smart working rappresenta un beneficio per l’azienda e per il lavoratore stesso.
Ma siamo sicuri che sia un beneficio?
La ricerca “Smart Working: work flexibility without constrainst”, condotta da Marta Angelici e Paola Profeta, afferma che la promozione dello smart working è un modo efficace per aumentare la produttività, migliorare il benessere e l’equilibrio tra lavoro e vita privata.
L’elemento principale che riflette la cultura del lavoro è l’ambiente lavorativo, infatti se da un lato ci sono dei benefici, dall’altro, un periodo prolungato di smart working svolto nello stesso posto (casa nella maggior parte dei casi) sembra creare qualche problema.
Saremo tutti in Smart Working in futuro?
Molti lavoratori, che prima lavoravano in presenza e si erano abituati al loro ufficio personalizzato, ora si ritrovano nel proprio appartamento. C’è chi dispone di un ufficio nella propria abitazione, chi si è ritagliato uno spazio della propria casa, oppure chi lavora in cucina…. Non è il luogo dove si lavora a fare la differenza bensì la personalizzazione, bisogna renderlo proprio, sentirsi a proprio agio, al fine di aumentare la produttività.
Fonti
- corrierecomunicazioni.it;
- Smart Working: work flexibility without constrainst; Marta Angelici & Paola Profeta.
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